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| | Poesie | |
| | Autore | Messaggio |
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Charlie
Numero di messaggi : 116 Età : 44 Città : Firenze Data d'iscrizione : 27.11.07
| Titolo: Poesie Dom Gen 27, 2008 3:00 pm | |
| Senza nulla togliere ai nostri capolavori poetici (ehmm) nell’altro thread, ho pensato che potremmo postare qui le poesie “vere” che più ci hanno colpito (bella quest’espressione... come nei temi a scuola). Io non sono un grande lettore di poesie, ma questa di Ungaretti è in assoluto la mia preferita, perché intimamente coinvolgente, e gli ultimi due versi sono talmente belli che potrebbero essere loro stessi una poesia a sé stante.
Nostalgia
Quando la notte è a svanire poco prima di primavera e di rado qualcuno passa
Su Parigi s’addensa un oscuro colore di pianto
In un canto di ponte contemplo l’illimitato silenzio di una ragazza tenue
Le nostre malattie si fondono
E come portati via si rimane.
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| | | Dadex Admin
Numero di messaggi : 292 Età : 51 Città : Firenze Data d'iscrizione : 26.11.07
| Titolo: Re: Poesie Dom Gen 27, 2008 3:21 pm | |
| Per il cuore
Per il mio cuore basta il tuo petto, Per la tua libertà bastano le mie ali. Dalla mia bocca arriverà fino al cielo, ciò ch'era addormentato sulla mia anima. In te è l'illusione di ogni giorno. Giungi come la rugiada alle corolle. Scavi l'orizzonte con la tua assenza. Eternamente in fuga come l'onda. Ho detto che cantavi come il vento, come i pini e come gli alberi di nave. Com'essi sei alta e taciturna. E ti rattristi d'improvviso,come un viaggio. Accogliente come una strada Ti popolano echi e voci nostalgiche. Mi sono svegliato e a volte emigrano e fuggono uccelli che dormivano nella tua anima. Pablo Neruda | |
| | | Sapere Audi
Numero di messaggi : 66 Età : 38 Data d'iscrizione : 27.12.07
| Titolo: La pioggia nel pineto... Dom Gen 27, 2008 4:46 pm | |
| Questo Classico di D'Annunzio è una delle miei posie preferite anche se il mio genere sono i poeti maledetti.. Ma questa lirica , questi corpi che si fondono con la natura , questo silenzio che permette di sentire tutta la vita che abbiamo intorno.. e poi il primo verso taci......credo sia un miele per questi nostri giorni così assordanti di rumore...
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove sui mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, sui ginestri folti di coccole aulenti, piove sui nostri volti silvani, piove sulle nostre mani ignude, sui nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri l'illuse, che oggi m'illude, o Ermione Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come un foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancora trema, si spegne, risorge, treme, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta; ma la figlia del limo lontane, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove sulle nostre mani ignude, sui nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione. | |
| | | Sapere Audi
Numero di messaggi : 66 Età : 38 Data d'iscrizione : 27.12.07
| Titolo: Re: Poesie Dom Gen 27, 2008 4:49 pm | |
| Vetri di suono dove girano gli astri, lastre dove cuociono i cervelli, il cielo brulicante di vergogne divora la nudità degli astri.
Un latte bizzarro e potente brulica in fondo al firmamento; una chiocciola sale e guasta la tranquillità delle nubi.
Rabbie e delizie, il cielo intero su noi scaglia come una nube un mulinello di ali selvagge piene di oscenità torrenziali.
Concedetemi anche questa del grande Antonin Artaud .... poi posterò qualcosa del grande Baudelaire | |
| | | Apotalaviv
Numero di messaggi : 26 Età : 116 Data d'iscrizione : 04.12.07
| Titolo: Re: Poesie Lun Gen 28, 2008 12:35 pm | |
| Il Canto dell'odio Quando tu dormirai dimenticata sotto la terra grassa E la croce di Dio sarà piantata ritta sulla tua cassa Quando ti coleran marce le gote entro i denti malfermi E nelle occhiaie tue fetenti e vuote brulicheranno i vermi
Per te quel sonno che per altri è pace sarà strazio novello E un rimorso verrà freddo, tenace, a morderti il cervello. Un rimorso acutissimo ed atroce verrà nella tua fossa A dispetto di Dio, della sua croce, a rosicchiarti l'ossa. Io sarò quel rimorso. Io te cercando entro la notte cupa, La mia che fugge il dì, verrò latrando come latra una lupa; Io con quest'ugne scaverò la terra per te fatta letame E il turpe legno schioderò che serra la tua carogna infame. Oh, come nel tuo core ancor vermiglio sazierò l'odio antico, Oh, con che gioia affonderò l'artiglio nel tuo ventre impudico!
Sul tuo putrido ventre accoccolato io poserò in eterno, Spettro della vendetta e del peccato, spavento dell'inferno:
Ed all'orecchio tuo che fu sì bello sussurrerò implacato Detti che bruceranno il tuo cervello come un ferro infocato. Quando tu mi dirai: perché mi mordi e di velen m'imbevi? Io ti risponderò: non ti ricordi che bei capelli avevi?
Non ti ricordi dei capelli biondi che ti coprian le spalle e degli occhi nerissimi, profondi, pieni di fiamme gialle? E delle audacie del tuo busto e della opulenza dell'anca? Non ti ricordi più com'eri bella, provocatrice e bianca? Ma non sei dunque tu che nudo il petto agli occhi altrui porgesti E, spumante Liscisca, entro al tuo letto passar la via facesti? Ma non sei tu che agli ebbri ed ai soldati spalancasti le braccia, Che discendesti a baci innominati e a me ridesti in faccia? Ed io t'amavo, ed io ti son caduto pregando innanzi e, vedi, quando tu mi guardavi, avrei voluto morir sotto a' tuoi piedi. Perché negare - a me che pur t' amavo - uno sguardo gentile, quando per te mi sarei fatto schiavo, mi sarei fatto vile? Perché m'hai detto no quando carponi misericordia chiesi, e sulla strada intanto i tuoi lenoni aspettavan gl'Inglesi? Hai riso? Senti! Dal sepolcro cavo questa tua rea carogna, nuda la carne tua che tanto amavo l'inchiodo sulla gogna, E son la gogna i versi ov'io ti danno al vituperio eterno, a pene che rimpianger ti faranno le pene dell'inferno. Qui rimorir ti faccio, o maledetta, piano a colpi di spillo, e la vergogna tua, la mia vendetta tra gli occhi ti sigillo.
Lorenzo Stecchetti (alias Olindo Guerrini) | |
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| Titolo: Re: Poesie | |
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