Da Assassino a Uomo Immagine di una linea di moda..

Senza vergogna, senza pudore. Il 23 aprile scorso, il rom Marco Ahmetovic, 22 anni, ubriaco fradicio alla guida del suo furgone travolse e uccise quattro ragazzi: la cui età era compresa fra i 16 e i 19 anni. Condannato in primo grado a sei anni e mezzo per omicidio colposo plurimo, oggi Ahmetovic sconta la pena agli arresti domiciliari, cioè in un residence di San Benedetto del Tronto. Ma si prepara a diventare testimonial di una nuova linea di pantaloni (”Romjeans”). Sui modelli femminili sono stampati coltelli e pistole; su quelli maschili ci sono i simboli dei rom come l’elemosina. Per intraprendere la nuova attività, Ahmetovic ha firmato un contratto che gli garantirà 30 mila euro. Un’altra azienda, di occhiali, l’ha già contatto per girare alcuni spot: naturalmente, onde assolvere i nuovi impegni pubblicitari chiederà al Tribunale il permesso di lasciare per un giorno gli arresti domiciliari. Non ci si può neppure dichiarare increduli al cospetto di notizie simili. I mezzi di comunicazione, ormai, ci hanno talmente abituato all’inversione dei valori sociali. Si tratta infatti del solito tristissimo film mandato in onda quotidianamente davanti ad un pubblico di spettatori inebetiti. Il messaggio è lampante: la via che porta a successo e danaro si percorre molto più velocemente quanto più si acceleri sul pedale del crimine, dell’aberrazione, dello scandalo. Nel caso specifico, poi, non era sufficiente la “zuccherosa” sentenza della magistratura per rendere onore ad un soggetto, che, invece, non andava ricompensato con soldi e fama. Si sta delineando un quadro per il quale la vita stessa delle persone è mercato. Non importa, infatti, quale sia la causa della pubblicità; ciò che conta è farsi conoscere, essere personaggio. Dato che il bene ed il male non esistono più quali categorie delle umane condotte, tutto fa brodo al fine di vendere la propria immagine. Qualunque cosa, infatti, costituisce oggi business. La cronaca nera soprattutto. In un Paese nel quale anche i telegiornali fanno pubblicità, il mercatismo imperante fagogita persone e vite; chissenefrega delle vittime, tanto, in fondo, anche loro sono protagoniste sul medesimo palcoscenico (vedi Azouz e l’omicidio di Erba). Tutto ha un prezzo (basta pagare), ma nulla ha più valore. Una società che propone modelli di morte è destinata, inesorabilmente, a morire…

Sottoscrivoi in pieno, e ti correggo sull'importo che dovrebbe andare al rom in questione per la sponsorizzazione di cui si occupa Alessio Sundas, perchè a me risulta che siano 300.000 euro e non 30.000 (peggio ancora).
Tuttavia vorrei anche essere pragmatico su questa situazione, infatti solo oggi, dopo molte settimane di "villeggiatura" domiciliare, il ministro della (in)giustizia Sen. Mastella si è accorto che il pluriomicida in questione sconta la sua pena in condizioni quantomeno anomale e ha chiesto che si facciano chiarimenti sulla situazione...BUONGIORNO MINISTRO! Meglio tardi che mai, forse sarebbe meglio dedicarsi meno alla censura delle fiction sulla mafia a vantaggio del suo reale incarico di governo, che a quanto mi risulta non è quello di ministro delle comunicazioni.
La gente si sente insicura, e qualcuno DEVE fornire delle risposte e dare delle PROSPETTIVE all'Italia e soprattutto nei campi in cui siamo lo zimbello d'Europa, tra i quali si trova la Giustizia.

Non ne sono ancora sicuro, ma ho appena sentito al programma "La zanzara" di Radio 24 che la notizia sia falsa, e che quindi Alessio Sundas si sia inventato tutto per farsi pubblicità.

Il brutto è che se questo tizio fa serate in una discoteca ci sarà la fila di "coglioni" che pagheranno per esserci...
Questa è l'italia...

In attesa che la situazione si chiarisca (pare che Ahmetovic non ne sapesse nulla) Vi consiglierei di ascoltare come si difende Sundas in questo dibattito con Oliviero Toscani nella trasmissione "Paura genera censura" andat in onda Mercoledi 21 Novembra su Radio Radicale.

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Non è purtroppo falso, il galantuomo è veramente testimonial di una linea di moda.

Guardiamo il lato positivo della cosa: potrebbe essere una soluzione alla disoccupazione. Chi non ha un lavoro e ammazza qualcuno, lo trova subito: testimonial di una linea di moda. Se poi uno ha la fortuna di fare una strage, magari diventa pure una star...

è vero!!!!